Giornalista: Vito Gamberale, amministratore delegato di F2i – Fondi italiani per le infrastrutture ed ex amministratore delegato di SIP e di TIM poi, tra il 1991 e il 1998, gli anni del boom della telefonia mobile in Italia. Benvenuto.
Vito Gamberale: Buonasera.
Giornalista:
Quelli sono stati gli anni della prima introduzione del telefonino in
Italia, nel 1992, se non sbaglio, è partito il Gsm; che ricordi ha lei di
quelle sfide, di quella fase, di quelle battaglie?
Vito Gamberale : Il Gsm è partito nel 1995; nel 1991 facemmo
partire il TACS in Italia, una tecnologia precedente, che consentiva di parlare
solo all’interno del Paese, mentre il Gsm consente il roaming, cioè la
possibilità di parlare anche con gli altri Paesi, con l’estero quindi.
Attorno allo sviluppo
della telefonia mobile in Italia è stata creata una sorta di agiografia, una
simbologia epica che tende sempre a personalizzare meriti, io invece ci tengo a
dire che quello fu il merito di un gruppo industriale, la STET e la SIP, oggi
Telecom Italia. Un merito di un team di uomini guidati da Ernesto Pascale, un
personaggio illuminato, un uomo che guidò lo sviluppo delle telecomunicazioni
nel Paese e che poi, come ricompensa, fu cacciato da STET perché questo Paese,
mi consenta di dire, a volte i propri eroi li ricompensa punendoli.
Io in quel periodo
ebbi quella fortuna di prendermi la responsabilità dello sviluppo della
telefonia mobile e di crederci, di credere che avremmo potuto fare qualcosa di
grande per l’azienda e di grande per il Paese.
Giornalista: E
stato un po’ un pioniere su questo.
Vito Gamberale : Noi avemmo la fortuna di poter trovare una
“killer move”, cioè un’azione, un’iniziativa che ci consentì di dare alla
telefonia mobile uno sviluppo importantissimo, inimmaginabile: la carta prepagata.
Noi introducemmo la carta prepagata per primi in Italia e per primi in Europa,
perché è sempre bene ridare a Cesare quel che è di Cesare. Di tutti gli
insegnamenti di ingegneria ricordo uno professore in particolare, che ci diceva
che un ingegnere deve saper copiare, e quindi ci aveva insegnato ad individuare
la soglia più avanzata per poterla utilizzare e fare qualcosa di nuovo.
Giornalista: E da
dove avete copiato?
Vito Gamberale : Noi abbiamo copiato, inimmaginabile, dalla
Colombia, che aveva ghettizzato l’utilizzo della telefonia mobile per i
presunti frodatori dandogli una scheda prepagata, come in Italia c’era una
scheda prepagata per la telefonia pubblica. Quindi in Colombia era un simbolo
di ghettizzazione; noi invece la rielaborammo per farne un simbolo di massa e
quindi copiammo qualcosa che era utilizzato in maniera molto circoscritta, in
un Paese molto particolare, per farne un prodotto di massa.
Giornalista: In
breve poi l’Italia è diventato uno dei primi Paesi, per penetrazione della
telefonia mobile.
Vito Gamberale : Secondo me, l’anno della decade col 3 è
veramente fortunato per la telefonia mobile: nel 1973 la prima telefonata
mobile, nel 1983 il primo telefono mobile venduto, quindi comincia il marketing
della telefonia mobile, nel 1993 in Italia si supera 1 milione di utilizzatori,
che sembrò una cifra enorme; oggi su 61 milioni di abitanti ci sono oltre 90
milioni di apparecchi e abbiamo una penetrazione del 151%, cioè significa che
ogni abitante ha e/o utilizza un apparecchio e mezzo. La penetrazione in Europa
è il 130%: rimaniamo quindi uno dei Paesi in testa all’utilizzo della telefonia
mobile, insieme alla Finlandia e al Portogallo.
Giornalista: Una
domanda da un ascoltatore.
Ascoltatore: Io sono recentemente passato da una
ricaricabile ad un abbonamento; mi potrebbe spiegare cos’è la tassa di
concessione governativa che si paga ancora oggi.
Vito Gamberale : Questa tassa è stata introdotta nel 1993 per
tassare un bene di lusso, il telefonino era considerato un bene di lusso e a
quell’epoca c’erano solo gli abbonamenti. Se vogliamo, la carta prepagata fu
anche una maniera per bypassare questa tassa. Poi le tasse purtroppo in Italia
rimangono anche se i prodotti rimangono di massa; inutile dire che nella benzina
ci sono ancora le Accise per il terremoto del Belice. Di sicuro è una di
quelle tassazioni improprie, che dovrebbero essere tolte, perché è come mettere
una tassa sull’utilizzo della bicicletta, un prodotto di comune uso.
Giornalista: Lei
ora non è più nel business delle comunicazioni ma è rimasto sicuramente molto
attento alle evoluzioni; secondo lei, secondo le sue esperienze, quali sono le
sfide future e i traguardi che possiamo aspettarci nel campo.
Vito Gamberale : Di sicuro il telefono mobile, oggi, consente
di avere a disposizione internet senza il computer. Come lo stesso Martin
Cooper dice tutt’ora, il cellulare viene inteso come uno strumento per parlare,
ma invece sarà sempre più percepito come uno strumento che fornisce dati,
informazioni, che eroga sevizi, cosa che sta accendo.
Giornalista:
Quindi anche di pagamenti elettronici, si commercio elettronico?
Vito Gamberale : Certo, anche pagamenti elettronici. Tendiamo
sempre più a dematerializzare la moneta e quindi il telefono mobile sostituirà
la carta di credito, le carte prepagate, il bancomat; consentirà secondo me
anche l’identificazione della persona, perché se il sogno di Martin Cooper era
che ad un neonato bisognasse collegare un numero di telefono io penso che il
telefono mobile farà qualcosa di questo genere, identificherà la persona nella
sua globalità e probabilmente limiterà anche la frode del furto d’identità.
Giornalista: Lei
quanti cellulari ha in questo momento?
Vito Gamberale : Ne ho due, rientro nel terzo quartile,
quello immediatamente dopo la media.
Giornalista: Ci
fornisce un ricordo di quelle sfide, quegli anni, una soddisfazione che lei ha
avuto in particolare?
Vito Gamberale : Un ricordo particolare ce l’ho quando
premiammo il primo milionesimo utente della telefonia mobile, cercammo di
sceglierlo rappresentate di una categoria professionale di grande necessità per
la società e magari non abitante in una città, e quindi scegliemmo un
eccellente medico di un paese di montagna, San Vito di Cadore: è stato il
simbolo del milionesimo utente della telefonia mobile in Italia. Quell’episodio
mi è rimasto molto impresso; partecipò a questa premiazione anche l’allora
presidente dell’Iri, Prodi, il quale stesso pensava che avessimo raggiunto una
soglia che non sarebbe potuta essere superata. Poi invece arrivò il 3, 5, 8
milioni e adesso siamo ai 90 milioni.
Giornalista: Ma
quanto è merito, per questa apertura al mercato, anche della concorrenza,
l’arrivo di quella che si chiamava Omnitel?
Vito Gamberale : Senz’altro c’è stato un grande merito, come
noi pensavamo. Omnitel scalpitava, voleva addirittura che rallentasse il
mercato perché voleva che attendesse la sua discesa in campo. Noi invece
eravamo consapevoli che di sicuro il mercato sarebbe stato immenso. Io mi
ricordo che quando dissi che anche i bambini avrebbero avuto il telefono mobile
semplificato per poter comunicare con la mamma, per potersi non sentire lontani
dalla famiglia all’asilo ci fu un’interrogazione parlamentare che denunciò come
una provocazione il fatto che un bambino avrebbe potuto avere il telefono
mobile. Questo fa parte del progresso che poi lo strumento ha avuto ma io lo
ricollego allo sviluppo dell’auto, dell’utilitaria degli anni ’50, allo
sviluppo degli elettrodomestici; questo è stato più rivoluzionario ma
appartiene a quella categoria. Devo dire che l’Italia a volte vive dei grandi
primati e nel momento in cui vive questi grandi primati non ha la percezione di
viverli, perché l’Italia è un Paese in cui si leggono solo le notizie negative,
le notizie positive, non facendo notizia, non vengono diffuse. Io penso che se
un altro Paese in Europa avesse avuto lo sviluppo d’avanguardia che demmo noi
in Italia alla telefonia mobile, si sarebbe proposto come la NASA europea nella
telefonia mobile. Invece in Italia chi fece questo fu poi tacciato per “boiardo
di Stato”: è vero che l’ingresso della concorrenza diede una spinta ma è pur
vero che Telecom Italia, che proveniva dall’azienda pubblica, fu quella che poi
fece un contropiede micidiale con l’introduzione della carta prepagata, e
lasciò il “new comer”, cioè l’allora Omnitel, a 100 abbonamenti al giorno
quando noi ne facevamo 100 mila. Non perché eravamo dominanti ma perché, nel
frattempo, avevamo preparto una killer move che fu la carta prepagata: fu un
periodo epico e io amerei che il nostro Paese potesse vivere questi
“pionerismi” rispetto agli altri Paesi, e ne potesse godere, vantarsene, anche
per darsi spinta ed emulazione perché anche oggi in Italia ci sono degli esempi
molto importanti che dovrebbero inorgoglire il Paese ma che invece non vengono
vissuti come tali.
Giornalista: Un’altra
domanda da un ascoltatore.
Ascoltatore: Quello che dice l’ingegnere è molto bello;
io aggiungo che bisognerebbe ricordarsi che questa innovazione è dovuta ad un
grande italiano che si chiama Guglielmo Marconi perché è dal telegrafo lo
sviluppo del cellulare. Credo che culturalmente sia importante e bello
ricordarsi anche di lui. Cosa ne pensate?
Vito Gamberale : Io sono pienamente d’accordo con lei perché
di sicuro il telefono mobile altro non è che una radio a transistor che oltre a
ricevere può anche trasmettere; è una visione semplificata ma è così. Quindi di
sicuro lei ha perfettamente ragione ma questo che lei dice conferma ciò che io
sottolineavo, che l’Italia non cura l’immagine dei propri prodi, pionieri
perché in un altro Paese di Marconi si sarebbe fatto un imperituro eroe mentre
in Italia stentatamente viene ricordato, ha perfettamente ragione.
Giornalista: Tra
l’altro, ingegnere, non abbiamo ricordato un altro killer mover, come dice lei,
ossia gli SMS, che sono partiti in sordina e poi hanno avuto un’esplosione
incredibile.
Vito Gamberale : E’ una bella considerazione quella che fa
lei; a me piacciono molto i numeri: in Italia si consumano 140 miliardi di
minuti di traffico telefonico all’anno e si inviano 100 miliardi di SMS
all’anno, cioè poco più di 4 SMS al giorno per persona. E’ un numero
importante, se noi pensiamo che ci sono compresi bambini e anziani…
Giornalista: E poi
c’è stato un periodo in cui si parlava di videochiamata, con il lancio
dell’Umts, però non ha avuto il successo sperato; come mai secondo lei?
Vito Gamberale :Il videotelefono, anche
fisso, non ha avuto mai un appeal, perché il telefono coniuga la comunicazione
con la privacy e quindi consente di parlare più liberamente che non vedendosi e
quindi consente, in un certo senso, anche ai timidi di esprimersi.
Giornalista:
Ringrazio, per essere stato con noi a ricordare quegli anni epici,
l’ingegner Vito Gamberale. Buona serata.
Vito Gamberale : Buona sera a lei e a tutti gli ascoltatori.